Tra gli errori di valutazione che gli esseri umani compiono, esiste quello di sopravvalutare le persone che si amano come i figli, partner e amici. Ancora più frequente è il suo opposto: sottovalutare chi non ci piace affatto. A volte diciamo, a proposito di qualcuno che disprezziamo: “ha avuto successo solo perché è stato aiutato/raccomandato”; mentre invece, parlando di qualcuno che apprezziamo: “è stato aiutato (ma se lo meritava)”. Utilizziamo, quindi, per la stessa situazione, due pesi e due misure a seconda della relazione che intratteniamo con il soggetto in discorso.
Questo è solo un piccolo esempio della tendenza ad essere miopi nei confronti delle persone che ci sono vicine; nei confronti di chi è lontano o diverso da noi, invece, riusciamo a diventare persino crudeli. Sono decenni che la psicologia delle attribuzioni mostra quanto siamo bravi a ingannarci in questo senso. Per non rimanere vittime dei nostri autoinganni, dobbiamo osservare da più prospettive possibili tutto ciò che ci riguarda da vicino, cercando di comprendere le ragioni anche di chi è ostile o che non apprezziamo, ragionando per mezzo di logiche equidistanti.
Lo stesso vale per le nostre valutazioni: è necessario dapprima metterle in condizione di dimostrare effettivamente il loro valore; prima di allora dovremmo sospendere ogni giudizio.

Come sosteneva Seneca “spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa”.

Lascia un commento