“Ho incontrato Dio sul treno delle cinque”,

così esordisce John Keynes, un noto economista, dopo un casuale incontro con Ludwig Wittgenstein durante un viaggio verso l’Inghilterra.

Quella di Wittgenstein è la vita tormentata di un genio dall’intelligenza altissima e difficile da gestire, tanto che durante la discussione della tesi di dottorato, diede una pacca sulla spalla agli esaminatori replicando: “non fatene un dramma, so che non la capirete mai”.

Si riferiva al celeberrimo Tractatus logico-philosophicus che proponeva di tracciare il confine delle proposizioni sensate e vere.

Laureato in Ingegneria, padrone della matematica e della logica, oltre ad essere il filosofo del linguaggio per eccellenza, Wittgenstein era un mistico affascinato dalla vita monastica, Forse malato di una qualche forma di autismo, quando parlava dei suoi studi, dava le spalle al pubblico – probabilmente perchè era sempre in disaccordo su tutto con tutti.

Frequentarlo era tutt’altro che facile. Umorale e introverso, aveva diverse fobie, fra cui quella per gli insetti. Inoltre, aveva una serie di comportamenti bizzarri non facili da sopportare per chi gli stava vicino. Ad esempio, lavava i piatti nella vasca da bagno, e puliva il pavimento cospargendolo di foglie di tè bagnate che poi scopava via; camminava in un modo tanto esagitato che in un soggiorno in Irlanda i vicini gli impedirono di attraversare i loro campi, perché spaventava le pecore; Oppure, indossò per anni l’uniforme dell’impero austro-ungarico, ormai inesistente. Ma si potrebbe andare avanti a lungo.

Reduce dalle trincee della Grande Guerra e ricchissimo di famiglia, aveva rinunciato all’eredità per fare prima il maestro elementare in una località di montagna, poi il giardiniere in un convento. Ovunque andasse faceva parlare di sé per genio e stravaganza ma il suo lascito più grande resta la riflessione sul tema del linguaggio e il suo rapporto col mondo, il cui compito è quello di ricondurre le parole all’impegno quotidiano mostrandone i significati “in molteplici giochi linguistici”.

Il suo pensiero passa necessariamente attraverso le sue opere, ben intesi – di difficile lettura ma non impossibile. Basta non immaginarselo mentre ci da una pacca sulla spalla!

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