Si, sentire le voci pare sia caratteristico della schizofrenia, ma è anche presente nell’allucinosi alcolica, in alcune psicosi, in disturbi organici come danni celebrali, durante intensi stati febbrili, talvolta come effetto di talune droghe psicotrope e conseguenza di altri stati modificati di coscienza come la trance, l’ipnosi e crisi mistiche.

Le voci possono manifestarsi anche in condizioni prolungate di deprivazione sensoriale, dopo lunghi periodi di solitudine, a volte sono fedeli compagne presenti nell’infanzia sotto forma di amici segreti o immaginari.

Oggigiorno il fenomeno dell’udire voci (termine preferibile ad allucinazioni uditive) viene accostato troppo frettolosamente alla psicopatologia, tuttavia la Storia ci insegna che forse è il caso di allargare la prospettiva.

Le antiche teocrazie mesopotamiche erano fondate sull’autorità della voce divina mediata da profeti, a testimonianza che, udire voci, non solo era un fatto comune ma anche ricercato. Anche nella Grecia del 400 a.c. la trance oracolare era un fatto istituzionale ampliamente valorizzato.

Il noto psicologo Julian James, addirittura pensa che vi sia stato un tempo in cui l’udire voci era un esperienza umana abituale e che il fenomeno rappresenti oggi un residuo evolutivo. Insomma, nulla di nuovo confronto a Madonne e Cristi parlanti di ieri e di oggi.

Nell’esperienza religiosa occidentale sentire le voci era funzionale alla premunizione, alla guida e all’esortazione del messaggio religioso, con la differenza che le voci “sacre” mai sono state attribuite alla follia, quelle a contenuto non religioso erano invece considerate  l’effetto del demonio prima , poi (ma ancora oggi) della pazzia.

Ma veniamo ad oggi: l’udire voci non risulta essere una caratteristica esclusiva dei pazzi- della cosiddetta schizofrenia. Si tratta piuttosto di una disposizione presente in molte persone e latente in altre che in particolari condizioni psicofisiologiche (stress, traumi, …) attivano voci a contenuti variabili a seconda i criteri di senso e significato personali.

Sto dicendo che sono proprio i soggetti stessi, gli artefici delle loro insolite percezioni. Le voci sono il rumore del pensiero autoriflessivo che per qualche ragione dissociamo dalla nostra coscienza pensando che sia “altro da sé”.

Tralasciando la psicopatologia, la scienza assertiva e le interpretazioni paranormali, aiutare chi soffre di allucinazioni uditive senza tacciarlo di schizofrenia è possibile.

Accettarle è il primo passo per poter affrontare le voci, un modo iniziale per toccare con mano la valenza del motto: “vedi o senti ciò in cui credi”.