Erich Fromm sosteneva che il rispetto è una forma di amore. Forse è anche vero il contrario: l’amore è questione di rispetto, vale a dire prendersi cura dell’altro, sia esso una persona, una legge o la natura dalla quale siamo circondati.

Rispetto è una parola consumata, che nella ripetizione continua ha perso profondità , ma cosa vuol dire davvero? Si perché rispetto non è un concetto astratto; esso è il frutto di scelte consapevoli e pragmatiche che richiedono grossissime energie interiori. Rispetto deriva dal latino respicere, traducibile letteralmente con “guardare di nuovo”, “guardare indietro”, “considerare”, ma può anche essere inteso con “aver ri-guardo per qualcuno”.

Ma se riflettiamo ancora sull’etimologia possiamo cogliere anche l’astensione dall’esprimere giudizio sugli altri, piuttosto prestargli la dovuta attenzione prima di qualsiasi giudizio. Operazione non possibile senza prima avere interiorizzato l’altro dentro di sé, senza prima averlo visto, senza prima esserci accorti di lui. É la necessità di posizionarsi in una dimensione orizzontale che si erige sulla dignità reciproca tra persone, al di là di posizione sociale e ruolo.

Storicamente il rispetto è stato associato a un’autorità o un potere, qualcosa che fosse esteriore al soggetto, implicando quindi un rapporto di totale asimmetria fra un superiore e un inferiore. Si tratta di una forma di rispetto verticale, dove si riconosce l’autorità. In tale accezione allora, rispetto significa obbedienza o riconoscere la forza dell’avversario. Rispetto non è nemmeno sinonimo di tolleranza, educazione o di stima: abbiamo il dovere di rispettare tutti ma non per forza stimarli.

Il rispetto per come lo stiamo intendendo è quello che si può cogliere solo se dedichiamo tempo per accorgersi degli altri, immuni dai pre-giudizi (semmai cauti formulatori di post-giudizi), appassionati raccoglitori di indizi per tentare l’utopica strada della comprensione di chi si ha di fronte; da come parla, come pensa e, a maggior ragione se non la pensa come noi. Ed è questo l’esercizio del rispetto, la cura e l’attenzione anche dei sentimenti degli altri; il massimo della raffinatezza e dell’eleganza, ahimè fuori moda – che un essere umano possa concede ad un altro. Perché i suoi diritti e i suoi sentimenti valgono quanto i miei e se io rispetto gli altri, rispetto me stesso. Solo allora potremo percorrere la strada per cominciare a sentirci liberi.