Che cosa è un problema? Domanda che spesso diamo per scontata ma spesso quello che noi percepiamo come problema non è detto che lo sia. A questa domanda ciascuno potrà dare la sua risposta: “il problema è una situazione che mi da sofferenza”, “il problema è una situazione che mi blocca nel raggiungere i risultati” e via dicendo… Ognuno dice la sua posizione dal proprio punto di vista. E già il fatto che ci siano tante prospettive sul comprendere cosa sia un problema dovrebbe far pensare che non è semplice inquadrarlo.

Nel suo libro Change Paul Watzlawick scrisse: “i problemi esistono, poiché esistono le soluzioni ai problemi”. Quindi se abbiamo un problema è perchè abbiamo anche la sua soluzione. Parafrasando questa definizione potremmo altresì dire che “i problemi esistono poichè esistono le soluzioni”. Se non avessimo le soluzioni ai problemi, quello stiamo vivendo non è tecnicamente un problema.

Pensiamo per esempio alla cosa più naturale dell’essere umano: la morte. La morte tecnicamente non è un problema perchè non c’è la soluzione alla morte. Una malattia invece può essere tecnicamente un problema poichè possono esserci le soluzioni portate alla sua risoluzione (farmaci, cure….). A questo punto fatta questa precisazione la domanda che dovremmo porci è: “quello che sto vivendo è un problema o un fatto? Le situazioni che non hanno soluzione non sono problemi ma sono dati di fatto e con i dati di fatto possiamo imparare ad accettarli e a gestire qualcosa che non si può cambiare. Se invece siamo nel mondo dei problemi è possibile usare una metodologia specifica per risolverli.

Fatta questa premessa è ora importante porre l’accento su come orientarsi per trovare le soluzioni ai problemi. O meglio, sarebbe più saggio chiedersi dove cercarle perché le soluzioni sono da ricercarsi nelle dinamiche, nei processi che le persone mettono in atto nella relazione con se stessi, gli altri e il mondo. Eppure automaticamente davanti ad una situazione problematica ci viene quasi spontaneo porci la famosa domanda del “perché”. Che l’interesse sulle cause sia l’interesse primario, lo possiamo sperimentare quotidianamente quando qualcuno racconta una situazione problematica dove molto spesso quello che ci viene chiesto è “il perché”, “il come mai” di questo problema. Come se ci fosse un’innata credenza tale per cui ogni volta che noi cerchiamo il “perché” andando alla ricerca di una causa, questo ci fa pensare che nel momento in cui la trovo, in maniera automatica il problema svanisce.

Ma in realtà non c’è questa casualità lineare. Non è detto che se trovo la causa, automaticamente trovo la soluzione, poiché la ricerca di una causa nel passato mi fornisce tuttalpiù una spiegazione che può essere consolatoria ma non è di certo una soluzione. Prendere consapevolezza di qualcosa non necessariamente mi porta a saper gestire la realtà problematica. Cercare la causa di un problema e automaticamente ricercare “il colpevole” non è detto che mi aiuti nel momento presente. Anzi, magari mi aumenta la rabbia nei confronti del presunto colpevole, poi però il problema continuo ad avercelo. A ciò si aggiunga che tutte le spiegazioni dei problemi sono interpretazioni e un’interpretazione non mi aiuta operativamente nel momento presente a uscire dal problema.

Per capire meglio come una la ricerca del perchè non permette di trovare soluzione efficaci al problema, sempre il grande Paul Watzlawick, nel suo “istruzioni per rendersi infelici” racconta questa storiella:

Sotto un lampione c’è un ubriaco che sta cercando qualcosa.

Si avvicina un poliziotto e gli chiede che cosa abbia perduto.

«Ho perso le chiavi di casa», risponde l’uomo, ed entrambi si mettono a cercarle.

Dopo aver guardato a lungo, il poliziotto chiede all’uomo ubriaco se è proprio sicuro di averle perse lì.

L’altro risponde:

«No, non le ho perse qui, ma là dietro», e indica un angolo buio in fondo alla strada.

«Ma allora perché diamine le sta cercando qui?»

«Perché qui c’è più luce!»

Questa bizzarro aneddoto è conosciuto come “Il Paradosso del Lampione”.

Molto spesso tendiamo a cercare soluzioni a nuovi problemi nello stesso modo e mai “oltre la zona illuminata” rischiando di restare prigionieri dei “lampioni” che abbiamo nella nostra mente. Invece è importante andare oltre soluzioni automatiche, analizzando i problemi nel giusto modo e trovare le soluzioni adatte al problema (per tanto uniche) che non necessariamente sono da ricercarsi in quelle di cui abbiamo già avuto esperienza. In questo caso andare alla ricerca di soluzioni efficaci nel passato è fare come l’uomo che gira intorno a sé stesso intorno al palo cercando qualcosa che non c’è, quindi noi dobbiamo focalizzare la nostra attenzione nella ricerca di soluzioni efficaci.

Ma c’è qualcosa di più: le azioni che comunemente facciamo nel momento presente sono determinate la maggior parte delle volte dalle nostre proiezioni future e quindi potremmo dire che, in realtà, quello che facciamo nel momento presente scaturisce tutte le volte da quello e non ci aspettiamo nel futuro. Per capire meglio questa cosa vi sottopongo un test: cosa avete fatto ieri sera prima di andare a letto (tra le cose che si possono dire)? La maggior parte di noi, prima di andare a letto, compie l’azione di mettere la sveglia. Puntare la sveglia al giorno dopo nasce dal fatto che gli esseri umani hanno una proiezione futura. Ci possiamo quindi brevemente  rendere conto che la maggior parte delle cose che facciamo nel momento presente sono determinate da quello che vogliamo o ci immaginiamo di fare nel futuro; in breve la maggior parte di quello che noi facciamo è influenzata più dal futuro che dal passato.  

Guardiamo avanti anche perché siamo costruiti così: se fossimo costruiti per guardare indietro cammineremmo all’indietro, invece siamo costruiti per lavorare con le mani e guardare avanti. Quindi per trovare soluzioni efficaci è bene concentrarsi sul qui ed ora, analizzando non tanto il “perché” avete il problema ma “cosa” state facendo nel momento attuale per gestire il problema. Capire infine come funziona il problema e successivamente essere flessibili nel cambiare qualcosa di quello che state subendo è uno step fondamentale se considerate che i problemi non si risolvono pensandoli ma facendo qualcosa di diverso, evitando di rimanere fermi.