28 Dic 2018
Dalle domande che ti fai dipende la vita che farai

Il disagio psichico non è originato solo da un disordine delle emozioni – di cui si occupa anche una branca della psicologia – ma è determinato anche da idee sbagliate che abbiamo in testa o da una cattiva impostazione dei problemi.

Da qui l’importanza di formulare meglio le domande, perché queste, se mal formulate, determinano una visione del mondo sbagliata e non idonea al comportarsi nel mondo.

Questa situazione si colloca nell’ambito della consulenza psicologica e ritengo che lo psicologo, oggi, abbia il compito di rispondere alle richieste che le persone gli pongono, ma soprattutto il dovere di fare domande, intese come una formulazione corretta.

Questo perché a domande mal formulate, seguono risposte inadeguate, e quindi anche scenari inefficaci di risoluzione dei problemi…..Dalle domande che ti fai dipende la vita che farai sostiene Igor Sibaldi.

Lo psicologo in questo senso aiuta a porsi domande differenti per offrire un più funzionale sguardo sul mondo, slegato dal problema.

Posto che la maggior parte dei problemi non deriva dalle risposte che ci diamo ma dalle domande che ci poniamo (cit. Giorgio Nardone), mi auguro che queste poche righe possano stimolare nuovi interrogativi.

28 Dic 2018
Il potere di essere se stessi: quando la diversità è un valore e non una colpa

Il tema dell’identità di genere, troppo spesso, viene affrontato con moralismo e in modo approssimativo, ma le sue molte declinazioni meriterebbero una riflessione più precisa e attenta.

In tutto il mondo omosessualità, transessualità e identità di genere sono argomenti che toccano le coscienze e rimettono in discussione gli stereotipi che accompagnano le credenze legate alla mascolinità e alla femminilità – già a partire dalla prima infanzia.

Intorno ai 9 anni, infatti, i bambini, sviluppano sentimenti importanti come l’empatia, il senso di giustizia, la capacità di distinguere tra giusto e sbagliato.

Molti di loro ammettono candidamente che può essere difficile, frustrante, e a volte disorientante adeguarsi ai ruoli assegnati dalla comunità, e i più temerari si sforzano di superare le barriere di genere.

  1. per esempio, è una bambina che ha vissuto i suoi primi 4 anni di vita come un maschietto ma era infelice. Oggi A. vive dal 2012 come una bambina transgender felice: “la cosa migliore dell’essere femmina” afferma, “è che adesso non devo più fingere di essere un maschio”.

Anche in Italia è cresciuto il numero di bambini delle scuole primarie che si pongono interrogativi sul proprio genere. Il gender è il risultato di una combinazione di fattori: i cromosomi X e Y, la psicologia e la cultura, ma talvolta gli individui nati con cromosomi e genitali di un sesso si rendono conto di essere transgender, ossia di avere un’identità di genere interiore affine all’altro sesso. In alcuni casi addirittura, le persone non si riconoscono in nessuna delle due categorie o rifiutano qualsiasi categorizzazione di genere

Non è una concezione così obsoleta, basti pensare che esistono lingue antiche che non contemplano il genere (niente “lui” o “lei”).

Potrebbe essere che liberarsi dal concetto di genere avvicini al fatto che ogni essere umano sia unico e straordinario?

28 Dic 2018
Le parole che fanno la differenza

“Sono incavolato nero”,  “Sono depresso”, “Mi va tutto male”, probabilmente ci sarà capitato di pronunciare frasi come queste. Lo facciamo in automatico, senza pensare all’effetto che le parole che usiamo possono avere sul nostro modo di agire e di rapportarci al mondo.

Tutto quello che percepiamo, infatti, viene filtrato attraverso il modo in cui lo raccontiamo agli altri e quindi a noi stessi.

Se durante la giornata utilizziamo spesso parole come insicuro, depresso, arrabbiato, nostro malgrado mettiamo un’etichetta negativa a tutte le nostre esperienze, al punto da considerare disastrosa una situazione che è semplicemente diversa da come ce la saremmo aspettata.

Impariamo ad analizzare il nostro modo di esprimerci e riflettiamo sulle alternative linguistiche possibili.

Per allenarci in questo senso, possiamo fare un elenco delle parole che di solito utilizziamo quando ci troviamo in difficoltà e sostituirle con parole altre.

Ad esempio arrabbiato con irritato; distrutto con affaticato, depresso con malinconico. Questo esercizio ci aiuterà ad analizzare e a tenere sotto controllo il nostro linguaggio, nonché verificare con mano quanto sia proprio il linguaggio che usiamo ad influenzare la realtà che viviamo e che non per forza subiamo.

28 Dic 2018
E’ proprio come sembra

Tra gli errori di valutazione che gli esseri umani compiono, esiste quello di sopravvalutare le persone che si amano come i figli, partner e amici. Ancora più frequente è il suo opposto: sottovalutare chi non ci piace affatto. A volte diciamo, a proposito di qualcuno che disprezziamo: “ha avuto successo solo perché è stato aiutato/raccomandato”; mentre invece, parlando di qualcuno che apprezziamo: “è stato aiutato (ma se lo meritava)”. Utilizziamo, quindi, per la stessa situazione, due pesi e due misure a seconda della relazione che intratteniamo con il soggetto in discorso.
Questo è solo un piccolo esempio della tendenza ad essere miopi nei confronti delle persone che ci sono vicine; nei confronti di chi è lontano o diverso da noi, invece, riusciamo a diventare persino crudeli. Sono decenni che la psicologia delle attribuzioni mostra quanto siamo bravi a ingannarci in questo senso. Per non rimanere vittime dei nostri autoinganni, dobbiamo osservare da più prospettive possibili tutto ciò che ci riguarda da vicino, cercando di comprendere le ragioni anche di chi è ostile o che non apprezziamo, ragionando per mezzo di logiche equidistanti.
Lo stesso vale per le nostre valutazioni: è necessario dapprima metterle in condizione di dimostrare effettivamente il loro valore; prima di allora dovremmo sospendere ogni giudizio.

Come sosteneva Seneca “spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa”.

28 Dic 2018
Oliver Sacks, l’ultima lezione

Un anno fa oggi ci lasciava Oliver Sacks, il compianto neurologo-scrittore che ha dedicato la vita a comprendere la mente umana
Se ne parla malvolentieri, anche se si tratta per tutti di un appuntamento inevitabile. Eppure poco prima della sua scomparsa Oliver Sacks ha trovato un modo esemplare nell’affrontare la morte imminente. Gratitudine è una raccolta di quattro scritti di commiato del celebre neurologo. Sono scritti lucidi di toccante serenità che segnalano una vita ricca di affetti e lavoro, viaggi e scoperte. Sacks come dice il titolo, si dice grato, per quanto ha ricevuto dagli altri, ma anche per essere riuscito a dare qualcosa in cambio.

Quando scrive questa raccolta, Sacks ha 80 anni ed è ancora in discreta salute, tuttavia un anno dopo, scopre che il melanoma oculare, riscontrato tempo prima, è arrivato al fegato. Nel tempo che gli resta l’autore decide di continuare a ragionare, arrivare alla sostanza delle cose, e a provare a guardare la vita da molteplici punti di vista. Sulla paura di morire prevale sempre quel sentimento di riconoscenza cosmica di cui abbiamo letto: “sono stato un essere pensante su questo pianeta bellissimo, il che ha rappresentato di per sè un immenso privilegio è una grandissima avventura”.

La forza del suo pensiero ci continua a mancare.

turpiloquio tourette bellini psicologa 28 Dic 2018
Turpiloquio: volgarità o sindrome di Tourette?

Forse sarà capitato anche a voi di imbattervi in soggetti in preda a contrazioni, improvvisi colpi di tosse, che fanno smorfie, gesticolano in maniera strana o imprecano e bestemmiano involontariamente.
La prima descrizione clinica di questa sindrome ce l’abbiamo nel 1885 quando George Gilles de la Tourette, neurologo francese, raccolse resoconti storici assieme ad osservazioni fatte su pazienti che manifestavano tali bizzarie. Questa malattia neurologica consiste in convulsioni esplicite contro o per riguardo la propria volontà; l’ “essere posseduto,” in questo caso, costituisce più di una metafora per chi ne è affetto.
La sindrome di Tourette colpisce una persona su mille ed è possibile trovare soggetti tourettici in ogni campo professionale: esistono medici, avvocati, infermieri, atleti, anche piloti con tale sindrome, che non va ad intaccare la professionalità nel svolgere il proprio lavoro.
Consapevoli che non esista “vizio” che non confini nella sua virtù, seppur in tutta la sua invadenza, la sindrome di Tourette può rivelarsi costruttiva.
I tic, da scoordinati e convulsi, riescono quasi magicamente ad essere ben orchestrati se esposti -per fare un esempio- alla musica o alla coordinazione di una bracciata in acqua. Molti tourettici infatti sono attratti dall’atletica, in quanto precisi e veloci in modo da spingere lo sfogo motorio liberatore del tic nel ritmo di una prestazione atletica. Situazioni simili si possono presentare, per esempio, anche quando suonano uno strumento: i loro movimenti convulsi e a scatti possono essere quindi sostituiti grazie ad un’ azione coordinata, da una sequenza fluida, senza che i tic compaiano. Ecco perché in genere chi ha questa sindrome svolge il proprio lavoro in maniera impeccabile.

La sindrome in discorso infatti, non ha impedito a numerose personalità di emergere e realizzarsi nella società. Tra i personaggi famosi che ne soffrivano o ne soffrono ricordiamo W. Amadeus Mozart, Tim Howard (portiere della nazionale di calcio USA), il calciatore Paul Gascoigne, il cantante Eminem ed alcuni famosi politici.
Come affermava François de La Rochefoucauld “certi difetti, se messi bene a frutto, brillano più della stessa virtù.”.

problemi gabbie bellini psicologa 28 Dic 2018
Problemi: Gabbie che abilmente costruiamo

Esistono tanti disagi psicologici quanti se ne possono inventare.
Tuttavia ognuna di queste sofferenze ha una sua via d’uscita.
Infatti, così come siamo bravi a costruire le nostre “gabbie”, altrettanto possiamo esserlo, trovando le nostre soluzioni ai problemi.
Nella maggioranza dei casi la “magica” trasformazione deve essere guidata da un esperto, ma talvolta si realizza anche in virtù di folgoranti illuminazioni e cambiamenti di prospettiva su di ciò che la vita ci propone, che per caso o per scelta introducono il cambiamento.
Parafrasando Freud “ognuno di noi, ha ricevuto il dono, o la condanna, di interpretare quotidianamente la sua “umana commedia”, dibattendosi tra numerosi Inferni, Purgatori e Paradisi che le persone creano senza sosta”.