Siamo a Palo Alto al Mental Research Institute nei primi anni 60 ed è lì che fu dato avvio alla rivoluzione della psicoterapia “classica”. L’idea fondamentale fu che, invece di capire le cause di un disturbo, si poteva agire sul paziente in modo creativo, ottenendo, per retroazione, un cambiamento. Si trattava dunque di saltare a piè pari indagini e spiegazioni per rivolgersi direttamente alla sfera emotiva del soggetto, anche usando tecniche come l’ipnosi. In breve, invece di interessarsi dell’origine storica individuale dei problemi psichici, la psicoterapia breve interviene sui sintomi, per trattarli attraverso una focalizzazione dell’intervento terapeutico sui problemi relazionali mostrati dal soggetto, tramite un’attenzione sui processi del “qui ed ora” e sui paradossi logici di auto-sostentamento della sintomatologia stessa. Il fatto di sbarazzarsi della pesante tradizione freudiana e proporre ai pazienti compiti spesso grotteschi e paradossali potrà far sorridere ma non è cosa da poco conto se tra i precursori troviamo gente del calibro di Gregory Bateson e Paul Watzlawick (massimo studioso della pragmatica della comunicazione umana, delle teorie del cambiamento, del costruttivismo radicale e della teoria breve).

Sembrerà azzardato e sovversivo ma essi adottavano sofisticati modelli di tipo logico-matematico, in fondo erano i tempi della cibernetica. Stando a questo approccio, piuttosto che indagare le cause sociologiche e psicologiche di un problema, ci si dovrebbe focalizzare sulla messa in pratica di prescrizioni che siano in grado di metterlo per così dire “fuori gioco”. Per questi psicologi rivoluzionari, il cambiamento avviene quando il paziente riesce a “saltar fuori” dalla logica del suo abituale comportamento, cioè, in parole povere, dal suo usuale schema di pensiero. Il terapeuta non deve far altro che provocare (spesso letteralmente) questo salto, in poche sedute, senza tanti preamboli. Se vogliamo applicare una strategia di questo genere a un problema, dobbiamo dunque chiederci quali “provocazioni” possano funzionare perché la persona sia indotta ad uscire dal riverberarsi del consueto schema mentale che, di fatto, è il problema.

Tecnicamente questo concetto si chiama prescrizione del sintomo. Si tratterebbe ad esempio di dire al paziente di mettere deliberatamente in atto il comportamento cui vorrebbe disfarsene (il problema appunto). Qualora, saltando di livello logico, il comportamento problematico diventasse un rituale, il paziente- prima o poi -abbandonerebbe il suo comportamento o comunque lo ristrutturerebbe. Non dimentichiamo che paradosso: dal greco “paràdoxos” è composto da “parà” che significa “contro” e “doxa” che significa “opinione” vale a dire una logica non ordinaria che non prevede un unico significato ma ne fa intendere diversi. Per capire meglio questo “corto-circuito” pensiamo alla commedia più famosa di Rostand. In una famosa scena del Cyrano, il nasuto spadaccino, nonché finissimo poeta, risponde a chi lo aveva schernito, in maniera paradossale, spiazzando colui che l’aveva ingiuriato. Egli elenca al suo detrattore numerosi esempi di come avrebbe potuto offenderlo meglio se solo avesse avuto più fantasia. Il bersaglio dell’offesa dunque si auto-ferisce in modo poetico, provocando un cortocircuito logico che manda in frantumi il proposito dello schernitore e tramite poesia trasformando addirittura l’offesa in motivo d’orgoglio. Intervento geniale e al contempo efficace.

L’MRI ha sempre attirato professionisti da tutto il pianeta che sono giunti e tuttora giungono a Palo Alto per studiare ed essere in grado di utilizzare il modello di terapia breve sviluppato dall’Istituto. Questo innovativo modo di intendere la psicoterapia ha formato parecchie migliaia di professionisti nella teoria e nella pratica della terapia breve e della terapia familiare, comportando una vera e propria rivoluzione all’interno del mondo della “salute mentale”. La teorizzazione della Scuola di Palo Alto ha poi avuto applicazione psicoterapeutica in terapie come quella interazionista, strategica e non per ultima lipnosi per la comunicazione suggestiva. E la pratica non si esime dalla una conoscenza dell’epistemologia di riferimento, affinamento costante della tecnica – talvolta in maniera chirurgica, senza mai dimenticare che siamo sistemi umani e che anche di vicinanza umana c’è disperato bisogno.

Nella foto in ordine da sinistra John Weakland, William Fry, Gregory Bateson, Jay Haley.